est Mediterraneo

Aragonite: nell’est Mediterraneo una nuova minaccia al clima

Scienza e ambiente

Nella zona orientale del Mediterraneo, l’aumento delle temperature porta alla formazione di cristalli di aragonite che emettono anidride carbonica nell’atmosfera.

Guardando il mare dalla costa di Israele, si riescono a scorgere le acque calme e di un blu intenso che sostengono da millenni la vita degli esseri umani. Sotto la superficie, però, è in atto un fenomeno strano: un processo chiamato stratificazione sta alterando il modo in cui il mare elabora l’anidride carbonica (CO2).

Bisogna pensare a questa parte del Mediterraneo come a una specie di torta liquida. La luce del sole riscalda il livello più superficiale dell’acqua, sotto il quale ci sono strati più freddi e profondi. Nell’oceano aperto, dove le temperature sono più basse, la CO2 si dissolve nell’acqua salata, consentendo ai mari della Terra di assorbire complessivamente un quarto delle emissioni dell’anidride carbonica che l’uomo immette nell’atmosfera. Ma quando in estate si riscalda, il mar Mediterraneo orientale non riesce più ad assorbire CO2 e inizia invece ad emetterne.

Segnali preoccupanti

È la stessa cosa che accade in una bottiglia che contiene una bibita gasata: “Di solito la si conserva al freddo, in modo che i gas disciolti rimangano tali – spiega Or Bialik, geoscienziato dell’Università di Münster, in Germania –. Se la si lascia in macchina per un po’ di tempo e poi si prova ad aprirla, tutti i gas usciranno in un colpo solo, perché quando si riscalda, la capacità del fluido di trattenere la CO2 diminuisce“.

Nel Mediterraneo orientale, questa dinamica ha effetti molto più rilevanti per il clima, dal momento che il mare inizia a emettere grandi quantità di anidride carbonica, che l’acqua non riesce più a trattenere. Come se non bastasse, Bialik e i suoi colleghi hanno scoperto che queste acque calde e stratificate presentano un secondo problema: di recente, infatti, il team ha trovato cristalli di aragonite nelle trappole per sedimenti [degli strumenti usati per la campionatura di sedimenti marini, ndr].

L’aragonite

L’aragonite è una forma di carbonato di calcio, che le creature oceaniche come le chiocciole di mare usano per costruire i loro gusci. Il problema è che nel Mediterraneo orientale, sempre più caldo, l’aragonite si sta formando in ambiente abiotico, un ulteriore altro segno del fatto che l’acqua sta diventando così calda da rilasciare il suo carico di CO2.

In queste acque calde e poco profonde, il fluido in superficie non si mescola granché con gli strati più freddi sottostanti, a differenza delle zone più profonde dell’oceano, dove il fenomeno della risalita porta acqua più fredda. “Le condizioni sono così estreme che da queste acque possiamo sicuramente generare carbonato di calcio chimicamente , il che è stato un po’ uno shock per noi – racconta Bialik, coautore di un recente articolo sulla scoperta pubblicato dalla rivista Scientific Reports –. È come se un becher se ne stesse lì per un sacco di tempo, abbastanza da far scattare queste reazioni e iniziare a generare questi cristalli”.

Quando si riscalda e si stratifica, il Mediterraneo si satura di carbonato. Bialik e i suoi colleghi non sono ancora in grado di dire come avvengano esattamente le reazioni che portano alla formazione di aragonite. Tuttavia è possibile che il processo inizi con delle particelle – per esempio i granelli di polvere – che vengono trasportate dal vento dalla terraferma e sulle quali gli strati di aragonite si cristallizzano.

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Fonte: Scientific Reports

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