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In vigore trattato ONU che vieta le armi nucleari ma non per Italia e Nato

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Il 22 gennaio 2021 è entrato in vigore il Trattato Onu sulla proibizione delle armi nucleari, adottato da una conferenza delle Nazioni Unite il 7 luglio 2017, con 122 voti a favore. Perché entrasse in vigore, era necessaria la ratifica di 50 Stati: attualmente, è stato firmato da 86 Stati e ratificato da 51.

Le armi nucleari erano le uniche armi di distruzione di massa a non essere soggette a un divieto categorico: l’accordo riempie un vuoto nella normativa internazionale. Il Trattato vieta agli Stati firmatari l’uso, lo sviluppo, i test, la produzione, la fabbricazione, l’acquisizione, il possesso, l’immagazzinamento, il trasferimento, la ricezione, la minaccia di usare, lo stazionamento, l’installazione o il dispiegamento di armi nucleari. A non prendere parte al Trattato sono state soprattutto le potenze nucleari e i loro alleati. Tuttavia, potrebbero ritrovarsi esposte a contraccolpi di immagine ed economici (gli istituti finanziari spesso scelgono di non investire in armi controverse).

L’Italia, sulla scia di Usa e Nato e come la maggior parte degli Stati europei, non ha aderito al Trattato. Nonostante sia un Paese formalmente non-nucleare e tra i firmatari del Trattato di non proliferazione nucleare, sul territorio sono presenti circa 50 testate nucleari statunitensi. La Rete Italiana Pace e Disarmo e Senzatomica ritengono che «l’Italia dovrebbe liberarsi dalle pressioni ed indicazioni provenienti dalla Nato e dagli Stati Uniti, che mirano a tenerla sotto il loro ombrello nucleare».

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