congedo mestruale

In Spagna, proposta di legge sul congedo mestruale

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Il governo spagnolo sta discutendo l’introduzione di un congedo mestruale retribuito di tre giorni al mese, estendibili a cinque in caso di dismenorrea – cioè dolori mestruali molto forti – durante il ciclo, previa presentazione di un certificato medico. Il disegno di legge, presentato dal ministero dell’Uguaglianza spagnolo, guidato dalla psicologa e attivista di Podemos Irene Montero, sta creando diverse spaccature nella maggioranza che appoggia il governo di Pedro Sánchez e dovrebbe essere presentato oggi al Consiglio dei Ministri spagnolo e, se la legge fosse approvata, la Spagna sarebbe il primo Paese europeo a garantire tale possibilità. Al momento, infatti, questo diritto è riconosciuto solo in Vietnam, Corea del Sud, Taiwan, Cina e Giappone.

Proposta di legge più ampia

La proposta, che nella stesura finale potrebbe subire modifiche, fa parte di una riforma più ampia, mirata a riconoscere finalmente il ciclo mestruale come uno stato fisico da tutelare e a proteggere la salute riproduttiva delle donne. Il progetto si propone di modificare anche la legge sull’aborto, rimuovendo l’obbligo – introdotto nel 2015 – per le persone di sedici anni di poter interrompere la gravidanza solo con l’autorizzazione dei genitori. Inoltre, tra le proposte spicca anche la riduzione dell’Iva su alcuni prodotti di igiene intima e la sua eliminazione dalla vendita degli assorbenti, di cui si chiede la distribuzione gratuita nelle scuole e nelle carceri.

La situazione in Italia

In Italia una proposta di legge in materia, avanzata nel 2016 dai deputati Mura, Sbrollini, Iacono e Rubinato, è ferma in Parlamento. Questa prevedeva il diritto a tre giorni di riposo al mese retribuiti per le donne che dispongano ogni anno di un certificato medico in grado di attestare la presenza di dismenorrea. I detrattori della legge sono convinti che se questa venisse approvata diventerebbe l’ennesimo motivo di discriminazione sul lavoro per le donne. Opinione condivisa anche da alcuni membri dello stesso governo spagnolo: la ministra dell’Economia Nadia Calviño, per esempio, ha espresso il timore che così formulata la legge possa portare a ulteriore stigmatizzazione delle lavoratrici.

Fonte: El Pais, The Vision

Foto: ViewPress

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