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“Suisse Secrets”, l’inchiesta sul Credit Suisse

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Una cordata di giornali internazionali guidata dal tedesco Süddeutsche Zeitung ha pubblicato il risultato di una lunga indagine sulla banca svizzera Credit Suisse. L’inchiesta Suisse Secrets, resa possibile dai documenti forniti da una fonte anonima lo scorso anno, analizza 18mila conti correnti aperti tra gli anni Quaranta del Novecento e gli ultimi dieci anni, per un valore complessivo di circa 100 miliardi di franchi svizzeri.

Di questi, almeno 8 sarebbero riconducibili a persone coinvolte in attività di riciclaggio di denaro, traffico di droga, torture, corruzione e altri crimini.

Tra i proprietari dei conti correnti incriminati risultano un trafficante di esseri umani filippino, un ex responsabile della Borsa di Hong Kong incarcerato per corruzione, un miliardario che ha ordinato l’omicidio della sua fidanzata, una famosa pop star libanese, e dirigenti che hanno saccheggiato la compagnia petrolifera statale venezuelana, nonché politici corrotti dall’Egitto all’Ucraina.

Anche il Vaticano tra i conti “sporchi”

Tra i conti ne risulterebbe anche uno di proprietà del Vaticano utilizzato per spendere 350 milioni di euro per un presunto investimento fraudolento in una proprietà londinese, oggi al centro di un processo penale. In alcuni casi, si ritiene che Credit Suisse abbia congelato i conti problematici, ma rimangono dubbi sulla rapidità di intervento della banca. Tra le maggiori rivelazioni c’è il fatto che l’istituto di credito ha continuato a fare affari con i clienti anche dopo che i funzionari della banca hanno segnalato attività sospette.

Credit Suisse ha però affermato che le rivelazioni dell’inchiesta “si basano su informazioni parziali, imprecise o selettive estrapolate dal contesto, risultando in interpretazioni tendenziose”. Inoltre, ha spiegato di aver esaminato un gran numero di conti potenzialmente associati alle accuse e circa il 90% di essi “sono oggi chiusi o erano in fase di chiusura prima di ricevere le richieste della stampa. Oltre il 60% era stato chiuso prima del 2015”.

Fonte: The Vision, Sueddeutsche Zeitung

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