curiosità

Siamo curiosi. Perché?

Scienza e ambiente

Alla domanda ha cercato di rispondere il Netherlands Institute for Neuroscience, analizzando l’origine della curiosità nei topi.

Lo studio, basato sull’osservazione delle diverse reazioni dei roditori  in presenza di oggetti nuovi e oggetti già noti, e  il contestuale monitoraggio della loro attività cerebrale,  ha permesso agli esperti di individuare una porzione di neuroni chiamata zona incerta, un’area del subtalamo in grado di stimolare i roditori e di spronarli ad esplorare e apprezzare le novità.

Il risultato più interessante della ricerca è stato scoprire che l’attivazione di questi neuroni interrompe l’attività della zona del cervello che agisce in risposta ai pericoli.

Ciò fa supporre che i comportamenti esplorativi siano sollecitati senza tenere conto delle conseguenze.

E le altre specie?

Altri studi, tra cui quello descritto su Current Biology, hanno permesso di individuare una regione della corteccia cerebrale responsabile della volontà di lanciarsi in situazioni potenzialmente pericolose, dimostrando che l’area incerta è presente anche nel cervello delle scimmie e che essa è direttamente collegata alla loro curiosità.

Purtroppo per quanto riguarda noi umani non c’è ancora una risposta esaustiva.

Il motivo ce lo spiega lo scienziato Alexander Heimel : “Sappiamo ancora molto poco su questa area cerebrale nell’essere umano. Il motivo è che essa si trova in profondità nel cervello e la sua attività è difficile da misurare con scansioni cerebrali“.

Anche se l’esperimento sui topi ha prodotto una serie di notevoli risultati che possono aiutarci a sciogliere dubbi sulla nostra specie, come, ad esempio, sul perché alcune persone sono più curiose di altre e perché la curiosità può prevalere sul senso del pericolo, sembra proprio che l’enigma che cinge questo meraviglioso processo, che caratterizza la nostra e molte altre specie, sia ancora irrisolto.

Chissà fino a quando dovremo convivere con questa curiosità?

 

Fonte Focus.it

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