Eugenio Scalfari

Scalfari, se ne è andato un mostro sacro del giornalismo

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Morto a 98 anni, due giorni fa, Eugenio Scalfari lascia un vuoto enorme nel giornalismo e non solo, italiano e non solo. Il fondatore di “Repubblica” e L’Espresso aveva iniziato a cambiare, forgiandola, l’opinione pubblica italiana già dagli anni al “Mondo” di Mario Pannunzio.

Poi il settimanale, prima, e il quotidiano, poi. Non solo e soltanto dei giornali, ma un’impresa editoriale. Talmente importante nella vita pubblica e politica italiana, nell’orientare opinioni e nel dettare le linee, al punto da essere definita, La Repubblica, “il giornale partito”.

E lo scontro editoriale con Berlusconi, la cosiddetta guerra di Segrate, per il controllo della Mondadori, conclusosi con lo scorporo della Repubblica e dell’Espresso.

Ricordato praticamente da tutta la stampa nazionale e dalle principali testate estere, cui rinvio per ricordi professionali, politici o più intimi, lo ricordo qui con il suo primo editoriale (non firmato) pubblicato sul primo numero di Repubblica del 14 gennaio 1976. Che, mutatis mutandis, è impressionante per come sia attuale dopo oltre 46 anni.

Grazie Direttore, buon viaggio.

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E’ vuoto il palazzo del potere

Non c’è molto di drammatico in questa crisi di governo nonostante che i protagonisti siano fermamente convinti del contrario. «L’economia va a rotoli senza una guida» sostengono accorati la Democrazia cristiana, La Malfa, i sindacati, Agnelli. I giornali italiani mostrano di crederci. Ma via: sono anni che l’economia italiana non la guida nessuno, o meglio la guidano da Mirafiori, da Foro Bonaparte e da alcuni altri ben noti indirizzi, tra i quali non è mai apparso palazzo Chigi né alcun altro palazzo del governo.

I protagonisti politici della crisi, i sindacati, Agnelli queste verità le conoscono benissimo. Era stata addirittura coniata una massima che più o meno diceva così: l’economia fiorisce quando il governo deperisce. Era una massima un po’ qualunquista ma talvolta, purtroppo, ebbe il riscontro dei fatti. Certo un’economia senza una guida politica è un corpo senza testa e i risultati, infatti, si vedono. Tant’è: questa è la situazione italiana a molti anni e non è mutata col governo Moro. I responsabili li conosciamo.

Il significato reale di questa crisi è dunque un altro. C’è una Democrazia Cristiana in cerca (apparente) d’una sua nuova identità; c’è un apparato industriale sempre più bisognoso dei denari dello Stato (con violente risse interne tra i vari gruppi); c’è un partito comunista in marcia di graduale ma sicuro trasferimento dall’area dell’opposizione a quella del potere; e un partito socialista che si sente mancar lo spazio anche perché ha fatto ben poco per conquistarselo.

Il quadro, complessivamente, è modesto. Per fortuna c’è anche un paese che cresce e che nonostante tutto è più robusto dei pesi che si porta sulle spalle.

(Eugenio Scalfari, 1924-2022)

La Repubblica 14gen76

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