fonti rinnovabili

Nel Baltico l’eolico crescerà di 7 volte entro il 2030

Scienza e ambiente

Oggi nel Mar Baltico l’eolico è una presenza diffusa, con pale già installate per 2,8 GW. Ma entro 8 anni, ovvero nel 2030, si moltiplicheranno per 7 fino a quota 19,8 GW, in modo da sostenere la transizione ecologica verso fonti energetiche rinnovabili, sicure ed economiche.

È quanto stabilito ieri nel corso dell’Energy security summit del Mar Baltico, cui hanno partecipato capi di Governo e ministri dell’Energia di 8 Paesi – Danimarca, Finlandia, Svezia, Germania, Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania – oltre alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.

Ue ed energie rinnovabili

Si tratta di un primo, importante passo verso un obiettivo ben più ampio. «La nostra dipendenza dai combustibili fossili russi sarà finita solo se investiamo massicciamente nelle energie rinnovabili – ha spiegato von der Leyen – Ed è per questo che siamo qui. Ecco perché abbiamo proposto di aumentare ulteriormente il nostro obiettivo al 2030 per le energie rinnovabili, fino al 45%. Ciò significa una capacità di energia rinnovabile di circa 1.250 GW entro il 2030».

Da solo, l’accordo individuato lo scorso 30 agosto per il Mar Baltico vale un terzo dell’obiettivo Ue per l’eolico offshore al 2030. Con ampi vantaggi, anche economici, legati alla natura di progetto ibrido, ovvero per collegare i parchi eolici a più Stati membri dell’Ue: «I progetti ibridi consentono di risparmiare fino al 10% dei costi totali del progetto. I vantaggi della cooperazione regionale sono immensi – ha sottolineato la presidente della Commissione Ue – Quando le turbine eoliche offshore sono collegate a più Paesi i costi si riducono, l’impatto sull’ambiente è ridotto al minimo e la produzione di energia non va mai sprecata perché può fluire verso mercati diversi in momenti diversi. È qui che la solidarietà incontra la sostenibilità e la sicurezza dell’approvvigionamento».

Opportunità per il Mediterraneo

Opportunità che varrebbe la pena esplorare non solo nel Mar Baltico ma anche nel Mediterraneo. Come osserva Luca Bergamaschi, co-fondatore e direttore esecutivo del think tank climatico Ecco, anche qui le potenzialità mancano: Paesi come Italia, Francia, Spagna e Portogallo potrebbero individuare obiettivi comuni per lo sviluppo dell’eolico offshore con Marocco, Algeria e Tunisia.

Un’operazione che permetterebbe di rafforzare al contempo la transizione ecologica e i rapporti tra Europa ed Africa, rendendo il Mediterraneo uno hub dello sviluppo sostenibile e non solo un hot spot della crisi climatica. Ma ad oggi quest’orizzonte è assai lontano: il primo parco eolico offshore è stato inaugurato ad aprile davanti a Taranto, dopo un iter autorizzativo lungo ben 14 anni a causa di una burocrazia a dir poco farraginosa, che grava comunque – sebbene in misura minore – anche nel resto d’Europa.

REPowerEU e autorizzazioni

«Accelereremo il processo di autorizzazione – ha assicurato nel merito von der Leyen – Sappiamo che è troppo lungo: ci vogliono molti anni, da sei a nove. Nel piano RePowerEu c’è una proposta per accelerare questo processo di autorizzazione. Incoraggio gli Stati membri ad approvare la proposta e ad attuarla: potremmo garantire che il processo di autorizzazione richieda meno di un anno».

Anche perché passa da qui l’unica strada per risolvere in modo strutturale la crisi delle bollette che sta travolgendo famiglie e imprese in tutta Europa.

«Il vero motore dell’aumento dei prezzi dell’elettricità è il gas – ha concluso nel merito la presidente della Commissione Ue – Il 94% del prezzo dell’elettricità è composto da altre cose, principalmente gas. L’Ets (ovvero il mercato europeo dove si scambiano le emissioni di CO2eq, ndr) è solo il 6%. Rispetto all’anno scorso, l’Ets è aumentato del 58%, principalmente perché viene utilizzato più carbone, ma il gas è aumentato del 580%, dieci volte tanto. Penso che la politica climatica sia una politica di sicurezza: investiamo nelle energie rinnovabili, sono autoctone, sono pulite, sono più economiche e ci rendono indipendenti».

Fonte: Greenreport

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *