Parlamento europeo e Consiglio europeo rafforzano misure sul clima

Fit for 55, Europarlamento al voto su bando auto benzina-diesel dal 2035

Scienza e ambiente

Fit for 55, l’Europarlamento pronto a votare sullo stop alla vendita di auto benzina e diesel dal 2035, sul “dazio CO2” noto anche come Cbam e sul livello di ambizione della riforma dell’Ets. Sono questi i voti in bilico della prima tranche del pacchetto clima Ue che l’Europarlamento si appresta ad approvare tra martedì e mercoledì prossimo a Strasburgo. Tutti i testi dovranno poi essere negoziati con Commissione e Consiglio Ue, ma l’Eurocamera sarà la prima istituzione Ue a prendere posizione sui dossier più importanti del pacchetto legislativo climatico.

Nuovi standard emissioni per auto e furgoni

Sul nuovo regolamento per gli standard di emissione di CO2 di auto e furgonla maggioranza che sostiene Ursula von der Leyen (Ppe, S&D, Renew) non terrà. Se passa la posizione della commissione Ambiente, l’Europarlamento, come la Commissione europea, chiederà di vietare la vendita di auto e furgoni nuovi che emettono CO2 dal 2035. Se vincesse l’emendamento presentato da Ppe e Ecr ci sarebbe ancora un margine: il 10% di veicoli immessi in commercio potrebbe ancora funzionare col motore tradizionale.

Il Cbam

Sul meccanismo per applicare il prezzo della CO2 Ue ad alcuni prodotti importati (conosciuto nel gergo brusselese come Cbam), a dividere sono i tempi e i modi dell’entrata in vigore del nuovo sistema. A questo processo deve infatti corrispondere una riduzione – fino all’eliminazione – delle quote gratuite che l’Ets riserva all’industria ad alta intensità energetica dell’Ue. Le tappe e i tempi spaccano l’aula di Strasburgo. Un emendamento firmato Renew e S&D prevede la partenza del sistema nel 2026 e il pieno regime (quote gratuite a zero) nel 2032. Il Ppe vuole il 2034, come nel parere della commissione Industria.

Altro articolo controverso è quello per le compensazioni per gli esportatori Ue. Il Cbam nasce infatti per tutelare le imprese europee dalla concorrenza dei prodotti importati da paesi con standard climatici inferiori, ma un alto prezzo della CO2 a livello Ue potrebbe indebolire la competitività delle esportazioni europee e il Cbam non prevede nulla al riguardo. Per S&D e Renew ci deve essere la possibilità di compensazioni per l’export Ue, ma va limitata alle sole esportazioni “verdi” (acciaio green, per esempio). Per il Ppe l’eliminazione graduale delle quote gratuite nell’ambito dell’Ets dovrebbe iniziare solo quando la Commissione avrà stabilito un meccanismo per prevenire la perdita di competitività e i rischi di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio sui mercati di esportazione.

Riforma Ets

Sulla riforma dell’Ets si dovrà vedere se tiene l’accordo tra Ppe e Renew sul livello di riduzione delle emissioni richiesto a industria e settore energetico. Rispetto al parere espresso in commissione Ambiente, il nuovo mercato della CO2 dovrebbe partire più lentamente per accelerare in una seconda fase e mantenersi sui livelli di riduzione richiesta della Commissione europea (-61% emissioni al 2030).

Per l’Europarlamento l’Ets 2, il controverso mercato della CO2 per trasporti su gomma ed edifici, dovrà riguardare solo veicoli e strutture commerciali e aziendali, con l’effetto di ridurre anche il Fondo sociale per il clima che nell’idea originaria si alimenterebbe con parte dei ricavi dell’Ets 2. Gli eurodeputati propongono di cambiare le modalità di utilizzo e anticipare di un anno l’inizio del regime, indicando che il fondo dovrebbe passare dai 72 miliardi proposti dalla Commissione a 44,5 miliardi, che però dovrebbero essere usati soprattutto per investimenti infrastrutturali e non per aiuti diretti, come ipotizzava l’Esecutivo Ue.

Sui target nazionali di riduzione delle emissioni in agricoltura, rifiuti e trasporti (regolamento effort sharing) l’Europarlamento vuole introdurre restrizioni alla capacità degli Stati membri di “prendere in prestito” quote di emissione dal loro futuro bilancio delle emissioni, e di scambiare quote tra gli Stati che hanno ecceduto i loro target e quelli meno virtuosi. Lo scambio sarà limitato ma ancora possibile, e gli Stati dovranno destinare all’azione per il clima tutti i proventi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *