mascherine FFP2

Danni da inalazione di grafene? La Francia sconsiglia le mascherine FFP2

Scienza e ambiente

L’Agenzia della sanità pubblica francese ha chiesto di «non utilizzare più» le mascherine FFP2 denominate “Biomass Graphene” a causa di un possibile rischio per la salute legato alla presenza di particelle di grafene in questi dispositivi di protezione.

A riportare la notizia il quotidiano L’Indipendente.

Nello specifico, tramite una recente nota informativa destinata a tutte le farmacie e gli ospedali francesi, l’agenzia fa presente che queste mascherine «potrebbero essere presenti nelle strutture» e in tal caso caso l’invito è quello di «metterle in quarantena». Se, invece, esse sono state ridistribuite ad altre strutture, bisogna «identificare quelle interessate». Tutto ciò viene affermato a scopo preventivo, in attesa della valutazione sui possibili danni provocati da questi dispositivi di protezione. Infatti, l’Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare, ambientale e della salute sul lavoro (ANSES) deve ora esaminare la loro tossicità.

I dispositivi di protezione a cui si fa riferimento fanno parte dello stock statale e sono stati forniti dal produttore cinese Shandong Shengquan New Materials. A tal proposito Mediapart , una rivista francese che pratica giornalismo investigativo, ha consultato una lettera dell’Agenzia Regionale Sanitaria (ARS) inviata ai reparti ospedalieri in cui si afferma che «in questa fase sono state individuate 60,5 milioni di mascherine FFP2 con marcatura CE potenzialmente contenenti grafene, di cui 16,9 milioni è stato distribuito nel 2020». Nello specifico, si tratta del 28% delle scorte ricevute dallo Stato.  Mediapart ha anche posto alcune domande ad SPF (Sanità pubblica francese), la quale ha dichiarato che il produttore cinese non ha mai menzionato la «attività biocida» dei suoi prodotti.

Ad ogni modo non si tratta della prima volta che i potenziali danni connessi a tali mascherine portano le autorità ad invitare i cittadini a non utilizzarle. Infatti, ad Aprile esse sono state ritirate dal mercato dal Ministero della salute canadese, in attesa di una ricerca scientifica approfondita. In tal senso Health Canada (il Dipartimento responsabile della politica sanitaria federale in Canada) ha effettuato un’analisi preliminare degli studi disponibili la quale ha rilevato che «l’inalazione di particelle di grafene potrebbe causare tossicità polmonare precoce negli animali. Tuttavia, non è ancora noto il ​​potenziale di inalazione di queste particelle negli esseri umani».

Le mascherine contenenti grafene però sono finora state descritte, anche dalla scienza, come degli eccellenti dispositivi di protezione. Ad esempio, uno studio scientifico pubblicato sulla rivista ACS Nano aveva sottolineato la loro elevata efficacia protettiva nei confronti del Covid. «Abbiamo identificato la vitalità dei batteri sulle comuni maschere per il viso e abbiamo scoperto che la maggior parte di essi (90%) rimane in vita dopo 8 ore. Utilizzando il grafene indotto dal laser (LIG), il tasso di inibizione migliora fino a circa l’81%. In combinazione con l’effetto fototermico, è stato possibile ottenere un’efficienza di uccisione batterica del 99,998% entro 10 minuti. Per i batteri aerosolizzati, LIG ​​ha anche mostrato una capacità antibatterica superiore». Inoltre, lo studio ricordava anche che il grafene indotto dal laser LIG «può essere convertito da una varietà di precursori del carbonio, compresi i biomateriali, il che allevia lo stress di approvvigionamento e la pressione ambientale».

Dunque, è probabile che sia questo uno dei principali motivi per cui le mascherine contenenti grafene risultano essere ampiamente pubblicizzate. Effettuando una ricerca sul web, infatti, compaiono diversi annunci. Tuttavia, in base a quanto sta emergendo ultimamente, il rischio è quello che si stia effettuando la compravendita di mascherine che, se da un lato proteggono dal virus, dall’altro possono essere dannose per la salute a causa delle particelle di grafene.

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