Lo Spirito del Natale e gli insegnamenti delle religioni

Ama il prossimo tuo

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“L’essere beato e incorruttibile non ha affanni, né ad altri ne arreca; è quindi immune da ira e da benevolenza, perché simili cose sono proprie di un essere debole” scriveva Epicuro. 

Così ci leggo: entusiasti, sazi e riposati. Raggianti, dai cuori colmi di gratitudine e pace. Aperti e disponibili. 

La magia del Natale? No, è la magia della Morale! 

Lo Spirito natalizio non è altro che un principio, immutabile e incondizionato, che ha valore per tutti gli uomini, senza differenza di età, di sesso, di razza, di lingua, di religione, di colore della pelle, di convinzione politica, di cultura, orientamento sessuale e origine sociale.  

L’insegnamento che ‘nasce’ è l’Etica mondiale, da basare su una sola regola aurea: “Non fare agli altri quello che non vuoi che gli altri facciano a te” e noi tutti, oggi, ci troviamo in questa disposizione d’animo. 

Ed è l’unico precetto comune espresso da millenni in molte tradizioni religiose, frutto della universale esperienza umana nella ricerca del vivere pacifico e felice. 

Ecco un elenco con qualche definizione, rinnovando i più beati auguri di Buon Natale!  

«Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Questa è la legge e i profeti» (Gesù di Nazareth, Vangelo secondo Matteo 7,12; 22, 39 e Vangelo secondo Luca 6,31).

 «La legge trova la sua pienezza in una sola parola: amerai il tuo prossimo come te stesso». (Lettere di Paolo ai Galati 5,14 e ai Romani 13,9).

 «Non fare a nessuno ciò che non piace a te» (Bibbia ebraica, Tobia, 4,15).

 «Ama il prossimo tuo come te stesso».  (Legge ebraica in Levitico, 19,18; cfr anche 19,34). 

«Una volta un pagano (…) disse: “Convertimi, a condizione di imparare tutta la Torah nel tempo in cui si può stare ritti su di un solo piede”. (…). Hillel lo convertì dicendogli: “Ciò che a te non piace non farlo al tuo prossimo! Questa è tutta la Torah, il resto è commento; va’ e studia”». (Ebraismo, Shabbat 31a, cit. in R. Pacifici, Midrashim, Marietti, Genova 1986, p.177-8).

 «Ecco la somma della vera onestà: tratta gli altri come vorresti essere trattato tu stesso. Non fare al tuo vicino ciò che non vorresti che egli poi rifacesse a te». (Induismo, Mahabarata).

 «Non ci si dovrebbe comportare con gli altri in un modo che sarebbe sgradevole a noi stessi; questa è l’essenza della morale». (Induismo, Mahabharata 13, 148.8).

 “Uno stato che non è gradevole o piacevole per me, non deve esserlo neppure per lui, e uno stato che non è gradevole o piacevole per me, come posso io pretenderlo per un altro?” (Buddhismo; Samyutta Nikaya v 353.35-354.2)

 «Uno stato che non è gradevole o piacevole per me, non deve esserlo neppure per lui; e uno stato che non è gradevole o piacevole per me, come posso io pretenderlo per un altro?». (Buddhismo, Samyutta Nikaya 5, 353.35-354.2).

 «Tutti tremano al castigo, tutti temono la morte, tutti hanno cara la vita: mettendoti al posto degli altri, non uccidere, né fa uccidere». (Buddha, Dhammapada, I versi della legge, 10, 129-130).

 «Non ferire gli altri in modi dai quali anche tu ti sentiresti ferito». (Buddhismo, Udana-Varga 5,18).

 «La Via non è lontana dall’uomo. Se l’uomo segue una via lontana dalla natura umana, questa non può dirsi la Via. (…) Chi ha il senso della lealtà e della reciprocità non è lontano dal giungere alla Via: ciò che non vuole sia fatto a sé non fa agli altri». (Confucio, Chung-Yung, L’invariabile mezzo, n.13).

 «Il sapiente ha detto: la mia dottrina è semplice, e il suo significato è facile da penetrare. Essa consiste nell’amare il prossimo come se stessi». (Confucio, Lun-yü, I Dialoghi, cit. in Lev Tolstoj, Pensieri per ogni giorno, Introduzione e traduzione di Pier Cesare Bori, Edizioni Cultura della Pace, Fiesole 1995, p.121).

 «Dominare se stessi quanto è necessario per onorare gli altri come se stessi e comportarsi con loro come vogliamo che gli altri si comportino con noi: ecco quel che si può chiamare dottrina della virtù dell’umanità. Non c’è nulla di più elevato». (Confucio, cit. in Tolstoj, op. cit., p.167). 

«Ching-Kung interrogò sulla carità. Confucio rispose: “(…) Nel comandare al popolo comportati come se offrissi il grande sacrificio; ciò che non vuoi sia fatto a te non fare agli altri”». (Confucio, Lun-yü, I Dialoghi, 12,2). 

«Tzu-kung domandò: “Vi è una parola su cui si possa basare la condotta di tutta la vita?”. “Essa è shu, reciprocità – rispose Confucio. – Ciò che non vuoi sia fatto a te non fare agli altri”». (Confucio, Lun-yü, I Dialoghi, 15,23). 

«Il principe non tratta gli inferiori nel modo che gli dispiace nei superiori». (Commento di Tseng-Tzu al Grande studio di Confucio, n. 10). 

«Sicuramente questo è il massimo della bontà: non fare agli altri ciò che non vorresti che essi facessero a te». (Confucianesimo, Analetti 15,23).

 «L’uomo buono deve compatire le cattive tendenze degli altri; rallegrarsi della loro eccellenza; aiutarli se sono in distretta; considerare i loro successi come i suoi propri e così i loro insuccessi». (Taoismo, Thai-Shang, 3). 

«L’uomo dovrebbe comportarsi con indifferenza nei confronti di tutte le realtà mondane e trattare tutte le creature del mondo come egli stesso vorrebbe essere trattato». (Giainismo, Sutrakritanga I.11.33). 

«Buona è soltanto quella natura che non fa agli altri ciò che non è buono per lei». (Zoroastrismo, Dadistan-i-Dinik 94,5). 

 «Nessuno di voi è un credente fino a quando non desidera per il suo fratello quello che desidera per se stesso». Islam, dagli hadith (detti) del Profeta Muhammad, in Detti e fatti del Profeta dell’Islam raccolti da al-Buhari, a cura di V. Vacca, S Noja e M. Vallaro, Utet, Torino 1982, cap. II; e in 40 Hadithe di an-Nawawi, in H. Küng-K.J. Kuschel, Per un’etica mondiale. Dichiarazione del Parlamento delle religioni mondiali, Rizzoli, Milano 1995, pp.78-79).

 «Benedetto chi a sé preferisce il fratello». (Tavole di Bahà’u’llàh, iniziatore della fede baha’i).

  “Quello che tu stesso non desideri, non farlo neppure agli altri uomini”. (Confucio 551-489 a.C.; Dialoghi, 15, 23) 

“Non fare agli altri quello che non vuoi che essi facciano a te”. (Rabbi Hiller 60 a.C-10 d.C; Shabbat 31a) 

“Nessuno di voi è un credente fino a quando non desidera per il suo fratello quello che desidera per se stesso”. (Islam; 40 Hadithe di an-Nawawi 13) 

“L’uomo dovrebbe comportarsi con indifferenza nei confronti di tutte le realtà mondane e trattare tutte le creature del mondo come egli stesso vorrebbe essere trattato”. (Gianismo; Sutrakritanga I 11.33)

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